Cos’è un ammasso aperto?

Durante le nostre serate osservative, puntiamo spesso il telescopio verso un ammasso aperto. Ma cosa stanno effettivamente guardando nostri occhi?

Per capire meglio di cosa si tratta, indagheremo partendo dalle sue radici e scopriremo cosa succede alla fine della sua evoluzione.

Scopriamo, cos’è un ammasso aperto, in 5 passaggi !

La storia di un ammasso aperto inizia da una nebulosa.
Al suo interno ci sono tutti gli ingredienti (prevalentemente gas) che lo andranno a formare in qualche milione di anni.

1) Il processo di formazione dell’ammasso avviene quando una nebulosa inerte, magari a causa dell’esplosione di una stella vicina, perde il suo equilibrio gravitazionale.

2) A questo punto, sempre per via della forza di gravità, inizia a collassare su se stessa creando un effetto domino dove si creano delle concentrazioni di materia sempre più dense.
All’interno di questi “grumi”, più ci si avvicina al centro, più gli atomi vengono sottoposti ad una crescente pressione.
Questo fa si che le particelle nel centro si trovino sempre più vicine tra loro.

3) Superata una certa soglia, la loro vicinanza è tale che nel centro di questo addensamento, gli atomi iniziano a scontrarsi tra loro generando le reazioni termonucleari che danno vita alla stella.

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Questo processo avviene in più punti della nebulosa e si hanno così diversi “grumi” di materia. Si tratta di quelli che vengono chiamati i Globuli di Bok.

4) Trascorsi alcuni milioni di anni, i globuli di Bok si sono tramutati in giovani stelle che tramite l’azione del vento stellare, spazzano via le restanti parti della nebulosa.

5) Rimane così l’ammasso aperto, chiamato in questo modo per via della sua forma poco definita seppur circoscritta.

Ma un ammasso aperto non rimane tale per sempre.

Le stelle che lo compongono, con il passare di diversi milioni di anni, si allontaneranno tra loro e andranno a far parte dei miliardi di stelle sparse nella galassia che lo ospita.

Nell’immagine di seguito, si può notare l’ammasso aperto che è nato all’interno della Nebulosa Rosetta.
Facendo scorrere le slide, si possono vedere i passaggi di formazione stellare all’interno della nebulosa.

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Tiriamo le prime conclusioni.

Cos’è un ammasso aperto?

Un gruppo di stelle vicine tra loro, nate dalla stessa nebulosa e che con il passare del tempo, si diraderanno spargendosi nella galassia che li ospita.

Dalla Terra, molti ammassi aperti distano diverse centinaia e migliaia di anni luce e la loro luminosità può variare molto.

L’ammasso aperto più conosciuto è quello delle Pleiadi: sono visibili già ad occhio nudo nella costellazione del Toro.
Con l’aiuto di un binocolo o di un piccolo telescopio però è possibile osservare molte più stelle che compongono l’ammasso.

Gli ammassi aperti sono infatti composti da stelle che possono avere luminosità differenti tra loro e le più deboli non sono visibili ad occhio nudo e in alcuni casi necessitano di strumentazione importante per essere viste.

La buona notizia è che esistono diversi ammassi aperti che restituiscono una splendida visione anche nei piccoli telescopi.
Nonostante capiti spesso che con piccoli strumenti non siano visibili le stelle più deboli che li compongono, quelle più luminose sono in numero sufficiente da regalare grandi emozioni a chi li osserva.

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Quando si cerca quale ammasso aperto poter osservare, bisogna però fare attenzione a non confondere un ammasso aperto con un ammasso globulare (clicca qui per il link all’articolo “Cos’è un ammasso globulare”).
Gli ammassi globulari sono qualcosa di molto diverso e in molti casi sono più difficili da osservare con piccoli telescopi.

Concludiamo con il dire che un ammasso aperto appartiene a quell’insieme di corpi celesti detti “oggetti del profondo cielo”.

Spesso chi è alle prime osservazioni, parte con la ricerca di questo tipo di ammassi poiché rispetto agli altri oggetti del profondo cielo, sono generalmente più facili da osservare anche con piccoli strumenti.

Nella nostra galassia, si conoscono circa un migliaio di ammassi aperti distribuiti principalmente in prossimità della Via Lattea.

L’importante è scegliere quelli giusti da osservare e alla portata della propria strumentazione.

Buona caccia stellare!

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