Il cielo degli antichi

Pitture rupestri, Grotte di Chauvet

Spesso quando si pensa alle civiltà più antiche che vivevano il nostro pianeta, ci vengono in mente gli Egizi o alcuni popoli della Mesopotamia intorno al 7000 a.C.

Sappiamo però che uomini e donne anatomicamente uguali a noi, erano già presenti sul nostro pianeta circa 130 000 anni fa.

L’idea che abbiamo di questi esseri umani, molto frequentemente viene associata a piccoli gruppi che vivevano di caccia e raccolta. Ancora molto simili agli animali nel loro modo di vivere e con pochissima capacità di studiare la natura e i suoi fenomeni, siamo spesso convinti che dessero un significato magico a tutto ciò che non riuscivano a comprendere.

Eppure varie ricerche, che nascono dall’osservare storia e preistoria da un punto di vista astronomico, stanno mettendo fortemente in discussione questo tipo di idea.

Secondo uno studio recente, (clicca qui) le conoscenze astronomiche degli uomini che hanno abitato la Terra nel paleolitico, erano molto più approfondite di quello che si è sempre pensato.

Ne consegue che anche la loro capacità di studiare i fenomeni celesti fosse piuttosto raffinata.

Stiamo parlando di epoche storiche molto precedenti alla famosa Stonehenge di diverse decine di migliaia di anni.

Sotto questa chiave di lettura, le incisioni e pitture rupestri acquisiscono anche un significato astronomico. Potrebbe esistere addirittura una specie di “codice” comune a molte civiltà paleolitiche che porterebbe ad identificare alcune costellazioni con simboli ricorrenti.

Sembrerebbero essere corrette le correlazioni tra simboli di animali e costellazioni, al punto che si è ipotizzato fossero un sistema tramite il quale venivano indicati determinati periodi storici.

In questo senso pitture rupestri come le grotte di Chauvet (risalenti addirittura a 38 000 / 34 000 anni fa), indicherebbero la conoscenza da parte dei loro autori della precessione degli equinozi: un fenomeno che si pensava scoperto da Ipparco solo nel primo secolo avanti Cristo.

Questo dovrebbe farci riflettere seriamente su come sia stato possibile che l’umanità abbia perduto tali conoscenze fino ad essere “riscoperte” solamente secoli dopo.

Nel cielo si possono trovare le storie più antiche del mondo…

Preserviamo e diffondiamo questa memoria come i nostri antenati hanno fatto per migliaia di anni prima di noi.

E se non vogliamo vivere nel passato, inventiamo nuove storie, creiamo nuove mappe, costellazioni e asterismi ma non scordiamoci mai di guardare le stelle!